C’è però da sottolineare che il periodo di cui stiamo parlando coincise con la più grave crisi che la Casa di Arcore si trovò a fronteggiare dalla sua fondazione, e che avrebbe portato alla vendita alla Piaggio dell’intero complesso industriale. Ciò consentì senz’altro il proseguimento dell’attività della Gilera, ma nel contempo portò stravolgimenti interni, sia nel personale, anche ad alti livelli, sia nei progetti “in caldo”, alcuni dei quali giunti molto vicino all’industrializzazione. Ai tecnici della Gilera fu perciò imposto di voltare pagina su alcuni lavori decisamente interessanti, ma che non coincidevano con la filosofia costruttiva ed aziendale della Piaggio (come le grosse bicilindriche di 500 cc), mentre si incentivarono quelli in cui la Casa di Pontedera riteneva di poter conquistare importanti fette di mercato. E tra queste sicuramente il settore delle moto da fuoristrada, in grande espansione appunto all’inizio degli anni Settanta.
Limitando il nostro interesse alla genesi della 50 6V Competizione, dobbiamo tornare indietro di qualche anno, e precisamente al 1968/’69, periodo in cui Luigi Piazza, uno dei tecnici più brillanti e fedeli che la Gilera abbia mai avuto, aveva disegnato e poi realizzato in fabbrica, di nascosto dal Commendator Gilera, e con l’aiuto di altri “cospiratori”, una bella 50 da Regolarità che, scesa in gara non ufficialmente, si era comunque fatta notare da piloti ed appassionati.
Come ricorda chi ebbe la fortuna di conoscerlo personalmente, Giuseppe Gilera non amava il motore a 2 tempi, che riteneva adatto al massimo ad un ciclomotore, né gradiva che i suoi tecnici si interessassero ai 50 cc, che non reputava degni di portare sul serbatoio il nome della sua casata. Di fronte ai brillanti successi ottenuti dalla piccola moto, Gilera aveva però cambiato parere, dando finalmente la sua... benedizione affinché si procedesse apertamente con studi e collaudi.
Questa era la situazione che la Piaggio aveva trovato acquisendo la proprietà. Intenzionata a produrre un ciclomotore da fuoristrada adatto ai quattordicenni alla loro prima esperienza motoristica, la Piaggio aveva però giudicato eccessiva la moto di Piazza, interpretando i dubbi dei genitori ai quali il figlio l’avesse chiesta in regalo. Semplificando quella che era a tutti gli effetti una motoleggera da competizione, si era così estrapolato il fortunato 5V Trial, uscito alla metà del 1971.
Il nuovo ciclomotore aveva un aspetto molto più amichevole, con la ruota anteriore neppure tassellata, le dimensioni adatte alla taglia di un ragazzino dell’epoca, e senza materiali o accessori particolarmente pregiati, né soluzioni tecniche esclusive. Il successo aveva subito arriso al nuovo prodotto, che manteneva comunque alta la qualità Gilera, dimostrando che si era visto giusto su ciò che realmente il mercato chiedeva.
Qualche anno fa, in una lunga intervista, Luigi Piazza ci dichiarò: “Il 5V Trial non era più la mia moto. I tecnici di Pontedera l’avevano in gran parte modificata, motivando le loro scelte con l’economia di produzione. Il telaio venne semplificato dal tecnico Ferraboschi, così la linea della carrozzeria e il motore, che subì alcune modifiche. Il nome 5V Trial venne scelto dall’ufficio commerciale Piaggio proprio per indicare la destinazione al fuoristrada leggero. Certo, così si era ottenuto un vero e proprio ciclomotore, mentre la mia 50 era più simile alla successiva 6V Competizione”.
La Piaggio aveva inoltre autorizzato l’attività agonistica della Gilera, sia perché le gare da sempre costituiscono un ottimo veicolo pubblicitario che promuove il Marchio, sia come banco di sviluppo delle future moto da Regolarità che intendeva produrre. Perciò, sfruttando anche le esperienze fatte con i prototipi precedenti, si erano approntati alcuni 50 da competizione, che soprattutto nei tratti del motore rassomigliavano al 5V Trial. Di quelle 50, che possiamo considerare il primo passo verso la futura 6V Competizione, purtroppo non ne è rimasta nessuna, però ci sono alcune fotografie che le ritraggono in azione nei resoconti delle gare nazionali delle stagioni 1971/’72, e in un articolo comparso su Motociclismo dell’agosto 1972.