In Italia, le 125 giapponesi sono soggette a un restrittivo contingentamento, tanto che gli importatori italiani di Honda, Kawasaki, Yamaha e Suzuki ben se ne guardano dal commercializzare - in un numero assolutamente basso - i loro modelli, preferendo “incassare” il successo nelle medie e alte cilindrate che si possono vendere senza restrizioni.
Ma alla Honda una situazione del genere non può andar bene, ecco quindi che per aggirare il contingentamento decide di impiantare una fabbrica nel nostro Paese, ad Atessa in provincia di Chieti.
Nel 1977, a quattro anni dall’annuncio della nascita dello stabilimento di Atessa, uscirono le prime Honda italiane, ovvero le semplici CB125S, seguite dalle versioni Endurance (1979), CBX (1981) e XL-S (1982), tutte a quattro tempi, dunque una vera eccezione visto che ormai tutti i nostri Costruttori - salvo un paio di casi - avevano scelto il due tempi. Nonostante il tipo di motore, le piccole Honda iniziarono a vendersi abbastanza bene, forti di un prezzo competitivo e della qualità garantita dal nome del Costruttore. A questo punto, dopo aver messo piede in Italia, la Casa giapponese non aveva certo intenzione di tirare i remi in barca, accontentandosi dei risultati fin lì raggiunti.
Sul mercato delle 125 si concentrarono le aziende più forti e dinamiche, pronte a rilanciare sempre pur di mantenere o accrescere la propria quota di mercato. Sono così protagoniste meno Case che in passato, ma il livello si alza, competitività e innovazione crescono a ritmi mai visti. Di scena dunque ci sono Aprilia, Cagiva, Garelli, Fantic Motor, Gilera, Laverda, Malanca... con Benelli e Moto Guzzi che sembrano volersi tirare fuori dalla lotta, con la prima che non aggiorna il suo prodotto e la seconda che si lancia in proposte fin troppo avveniristiche e costose, come la 125 bicilindrica a quattro tempi.
La tecnica ha una impennata. All’inizio degli anni Ottanta i motori sono più compatti e moderni: raffreddamento a liquido, ammissione lamellare, contralbero di bilanciamento, alcuni con l’avviamento elettrico... con le potenze che corrono sempre più verso l’alto, avvicinandosi ai 20 CV alla ruota. La Honda non sta a guardare.
Qualche anno prima era andata a conquistare molti mercati (da quello sudafricano allo svedese) con la serie MB, proposta nelle cilindrate 50, 80, 125 e poi anche 200.
Modelli a due tempi di grande popolarità che nel 1983 ricevono il raffreddamento a liquido. Il 125 e il 200 hanno entrambi sei marce e il contralbero per smorzare le vibrazioni.
La serie MB, stradale e off-road, viene costruita anche in Spagna e Belgio e potrebbe essere facilmente prodotta in Italia dove non sfigurerebbe affatto. Ma la Honda sa bene che nel nostro Paese il “palato” è più fine ed esigente che altrove. L’Italia è la patria della moda, del design, delle tendenze, pertanto ci vuole una moto d’avanguardia, capace di dare una “spallata” alla forte concorrenza nazionale. Anche per queste ragioni in Honda decidono che la nuova 125 debba nascere ad Atessa, sebbene sotto stretto controllo giapponese.
Base del progetto sono il motore della MBX 125 e un input importante: trasmettere ai giovani la forte sensazione di un legame tecnico ed estetico con le competizioni.